La mostra, fino all'8 ottobre 2023, racconta attraverso 60 dipinti l'opera del pittore naif che ha fatto dell'arte il riscatto della sua stessa esistenza.

Le tigri, i leoni, i galli, gli autoritratti e tutto lo spettacolare mondo di Antonio Ligabue sta riempendo le sale del Castello di Conversano (BA), dove prosegue fino all’8 ottobre 2023, una delle più belle mostre mai realizzate sull’artista.
Tra i pittori più amati del Novecento, Antonio Ligabue è considerato il pittore naïf per antonomasia, l’artista visionario, autodidatta e sfortunato che è riuscito a entrare nell’animo del grande pubblico. È stato capace di parlare con immediatezza e genuinità a tutti, a chi ha gli strumenti per capirne il valore storico-artistico, così come a chi semplicemente gode della bellezza assoluta delle sue opere.
Una storia umana e artistica straordinaria e unica, che negli anni ha appassionato migliaia di persone, tanto da essere diventato addirittura protagonista di film e sceneggiati televisivi, sin dagli anni ’70. Memorabile lo sceneggiato RAI di Salvatore Nocita del 1977 con Flavio Bucci, così come il recente film “Volevo nascondermi” del 2020 di Giorgio Diritti con la magistrale interpretazione di Elio Germano.
Tutto questo è raccontato perfettamente nella grande mostra di Conversano, curata da Francesco Negri e Francesca Villanti con il contributo della Fondazione Museo Antonio Ligabue e l’organizzazione di Arthemisia.
Attraverso oltre 60 opere, la mostra propone il racconto della vita e dell’opera di Ligabue, l’uomo che fece della sua arte il riscatto della sua stessa esistenza.
La mostra permette di approfondire i nuclei tematici dell’artista, pochi soggetti sempre ripetuti da cui emergono con forza la sua straordinaria sensibilità e la dolcezza della sua anima fragile. Sofferenza e talento che trovano nella creatività il mezzo per riempire il vuoto dell’abbandono e superare il disagio dell’emarginazione e della malattia mentale.
in foto: Antonio Ligabue, Leopardo nella foresta, 1956-1957, olio su tavola, collezione privata.